Qual è l’impatto dei camini a legna sull’ambiente e sull’inquinamento atmosferico? La domanda merita una riflessione accurata e una risposta precisa, a maggior ragione se si pensa ad aree che sono caratterizzate da una densità demografica elevata.
È vero che bruciare la legna in un camino, allo scopo di riscaldarsi o anche solo per creare un’atmosfera particolare in casa, viene ritenuto da molti un metodo naturale; tuttavia non si può negare il fatto che tale pratica abbia delle conseguenze dal punto di vista dell’inquinamento.
Non è un caso se la legna nelle grandi città non viene utilizzata molto in qualità di combustibile. La legna continua a essere un combustibile diffuso per i camini nelle zone rurali, nei piccoli paesi e nelle periferie, anche per una questione di convenienza economica.
Inquinamento dell’aria: che cosa dicono i numeri
Migliorare un camino a legna vuol dire anche ridurre il suo impatto ambientale. Per capire quanto la combustione di legna influenza l’inquinamento dell’aria si può fare riferimento ai dati che sono stati raccolti da Arpa, vale a dire l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente. È specialmente al Nord, e in particolare nella zona della Pianura Padana, che si fa sentire di più nel nostro Paese il problema dell’inquinamento.
Si tratta di aree che non solo sono popolate densamente, ma si caratterizzano anche per una elevata concentrazione industriale. Gli impianti che sono alimentati, per esempio, solo in Lombardia generano 49mila chili di polveri sottili PM10, a fronte dei 1.200 chili del GPL e dei 62mila chili del gasolio.
Per quel che riguarda i camini classici a camera aperta, ogni anno si producono ben 3 milioni e 679mila chili di PM 10, mentre i camini con inserto o a camera chiusa ne generano 2 milioni e 401mila chili all’anno. Da notare anche il dato delle stufe a legna, che ogni anno producono 2 milioni e 651mila chili di polveri sottili che finiscono nell’atmosfera.
Il valore di una combustione corretta
Come è evidente, le emissioni che derivano dalla legna sono alquanto inquinanti, ma è comunque opportuno effettuare delle precisazioni: molto, infatti, dipende dalle caratteristiche della combustione e soprattutto dalla qualità della legna che viene usata in qualità di combustibile. Nel caso in cui si abbia a che fare con una combustione ottimale, ecco che la legna viene consumata interamente perché brucia bene; ciò porta a una diminuzione della cenere che viene prodotta e delle emissioni generate.
È importante pertanto che nella camera da fuoco l’ossigeno sia sempre presente nella giusta quantità; qualora vi siano degli squilibri c’è il rischio che restino delle parti di tizzoni anneriti che non si sono consumati o di brace, ed è da qui che arrivano molte delle polveri sottili PM10.
Attenzione ai camini a legna
I più penalizzati da questo punto di vista sono proprio i camini a legna di tipo tradizionale, mentre sono migliori le prestazioni delle stufe a pellet e dei termocamini, i quali presentano delle camere di combustione a tenuta che sono dotate di un sistema di ventilazione interno.
Così, il combustibile può essere bruciato in modo molto più efficiente, il che assicura una consistente diminuzione delle emissioni inquinanti e degli sprechi in generale. Come si è detto, poi, è di fondamentale importanza la qualità della legna, vale a dire del combustibile.
Per esempio, non va bene bruciare il legno che è stato usato per le cassette della frutta o per altri tipi di contenitori; allo stesso modo non si dovrebbero bruciare gli scarti di falegnameria. Stiamo parlando, infatti, di un legno che è stato sottoposto a trattamenti a base di vernici, di oli, di sostanze impregnanti e di inchiostri: si tratta di sostanze chimiche che sprigionano, nel corso della combustione, fumi fortemente tossici che finiscono nell’aria e che, quindi, si aggiungono al PM10.
Che cosa non si dovrebbe bruciare in un camino a legna
In un camino a legna non si dovrebbero bruciare neppure i fazzolettini di carta e i tovaglioli usati, come pure i cartoni della pizza. È vero che a volte per comodità, o anche solo per pigrizia, questi prodotti finiscono tra le fiamme perché così possono essere smaltiti in tempi rapidi.
Eppure un gesto di questo tipo è pericoloso, dal momento che tali prodotti derivano da materiali che sono già stati riciclati o perché presentano dei disegni o delle scritte che sono state realizzate con inchiostri chimici. Anche la presenza di residui alimentari, a cominciare dall’olio, rende la combustione non adeguata.
Ecco, quindi, che è necessario prestare la massima attenzione non solo a come si brucia, ma anche a cosa si brucia. Chiunque abbia un camino a legna dovrebbe preoccuparsi di comprare solo combustibile di qualità elevata, ricordando che tutti gli scarti necessitano di un processo di smaltimento ad hoc che è diverso da quello che avviene bruciandoli nel camino.
Che cosa fare per proteggere l’ambiente
Se si è intenzionati a ridurre il proprio impatto sull’ambiente senza rinunciare alla comodità offerta dal riscaldamento casalingo, il consiglio è di provvedere alla sostituzione del vecchio impianto di riscaldamento, scegliendo un modello a bassa emissione di nuova generazione. Volendo, poi, si può convertire il camino a legna in un termocamino, con gli obiettivi di:
- Aumentare il livello di efficienza
- Limitare le emissioni
- Ridurre gli sprechi.
L’efficientamento energetico passa anche dalla scelta della legna da ardere, che deve essere per quanto possibile di alta qualità. Vale la pena di ricordare che la fuliggine che deriva dalla combustione della legna presenta al proprio interno fenoli e cresoli, oltre a sostanze inorganiche come i sali di calcio, a sostanze catramose e a carbonio. La fuliggine deve anche essere rimossa dal camino per evitare che il rendimento della combustione si riduca nel corso del tempo.
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