Nel nostro Paese l’energia termica che viene generata dal pellet e dalla legna da ardere – le cosiddette biomasse legnose – rappresenta la prima fonte green, visto che da sola ha una quota del 35% del totale delle fonti rinnovabili, tenendo conto di un consumo di 7.53 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio. Il dato risale al 2020 ma è presente nel Rapporto statistico 2022 di Associazione Italiana Energie Agroforestali, denominato “Il legno nel riscaldamento domestico e commerciale”.
A partire da questi numeri, possiamo valutare i potenziali sviluppi futuri del settore, in relazione all’impiego delle biomasse legnose per riscaldare gli edifici: una menzione particolare va dedicata non solo ai consumi di biocombustibili solidi, ma anche alle potenzialità per rendere più efficienti le caldaie e le stufe.
Lo scenario attuale
Consapevoli delle multe che a volte possono essere correlate all’uso del riscaldamento a legna, vediamo qual è lo scenario attuale, che è contraddistinto da un lato da un netto incremento dei prezzi e dall’altro dalla crisi energetica che ormai ci attanaglia da più di un anno. Questi due fattori hanno messo in risalto quanto sia importante tenere sotto controllo il settore delle biomasse legnose.
Un mercato che, qualora venisse posto nelle condizioni ideali, sarebbe in grado di assicurare un prezioso contributo sia per la diversificazione degli approvvigionamenti sia per la possibilità di ridurre la dipendenza energetica del nostro Paese dall’estero.
In questo momento le biomasse alimentano in totale più o meno il 15% dei sistemi residenziali di riscaldamento nel nostro Paese e circa 1 sistema per la produzione di acqua calda ogni 20. Risulta preferito nettamente il metano, che viene scelto nel 68% dei casi, prendendo in considerazione sia gli impianti autonomi che quelli centralizzati.
Uno sguardo tra presente e futuro
Secondo il rapporto Aiel nel novero degli apparecchi a biomasse solide legnose i più diffusi sono quelli che sono alimentati con la legna da ardere, presenti in 3 casi su 4, con alle spalle gli apparecchi con alimentazione a pellet. Appena 2 apparecchi su 1000 sono alimentati a cippato. Nel periodo tra il 2009 e il 2021, comunque, a trainare le vendite sono state le stufe a pellet, che valgono il 59% della quota totale di mercato, mentre le stufe a legna riguardano il 14% delle vendite. In futuro sarà sempre più forte il ricambio tecnologico, che già ha dato segni di sé negli anni più recenti.
Grazie ad esso è diminuita in maniera significativa la presenza dei camini aperti, che oggi vengono considerati dei dispositivi poco efficienti. Nel 2009 rappresentavano il 42% del parco installato, mentre nel 2021 costituivano il 34%. Le stufe a pellet, d’altro canto, hanno messo in evidenza una tendenza di segno opposto.
Questi dispositivi automatici con tecnica di combustione evoluta hanno messo in evidenza, nel giro di dodici anni, un aumento di 16 punti percentuali, con una crescita dal 6 al 21% dei dispositivi installati. I progressi dal punto di vista tecnologico sono e saranno sempre più evidenti, anche perché in questo momento 2 apparecchi su 3 nel parco installato hanno più di 10 anni.
Prospettiva turn over
In base a questo dato si può prospettare per l’immediato futuro un forte turn over, sulla scia di quello che si è svolto negli ultimi anni. Ne è scaturito un significativo ringiovanimento degli apparecchi installati, fermo restando che ancora più metà dei dispositivi deve essere sottoposto a un ricambio.
Ecco perché è facile prevedere per il settore del riscaldamento a legna dei prossimi anni un turn over consistente, da incentivare e promuovere al fine di generare risultati importanti dal punto di vista delle emissioni. La domanda in relazione al consumo di biocombustibili solidi nel nostro Paese per il riscaldamento – tenendo conto non solo di quello residenziale ma anche di quello commerciale – è destinata a restare stabile, da un minimo di 15 miliardi di chili a un massimo di 20 miliardi.
Da notare il trend che porterà il pellet a prendere il posto, in maniera graduale, della legna da ardere. In effetti dal 2010 al 2021 i consumi di legna da ardere sono scesi dall’84 al 71%, con un calo di 5.3 Mt, a fronte di un aumento del pellet dall’8 al 21%, per una crescita di 1.8 Mt.
Le fonti energetiche rinnovabili
Il settore energetico non può e non potrà prescindere dalle biomasse, come dimostrano gli obiettivi FER (FER è l’acronimo che indica le fonti energetiche rinnovabili) al 2030. La bioenergia che viene usata per la produzione termica riguarda in modo particolare il comparto residenziale sotto forma di pellet e di legna da ardere. Questa è la fonte energetica rinnovabile più importante usata in Italia. L’uso del pellet e della legna da ardere nel comparto del riscaldamento residenziali ha fatto sì che il nostro Paese conseguisse gli obiettivi europei al 2020 di energie rinnovabili con due anni di anticipo. In tal senso, l’Italia ha fatto meglio anche di:
- Regno Unito
- Spagna
- Francia
- Germania
I vantaggi economici
L’uso del cippato, del pellet e della legna da ardere offrirà vantaggi per i territori dal punto di vista sociale e sul piano economico, in modo particolare nelle aree montane o marginali, dal momento che favorirà la nascita di filiere locali per l’approvvigionamento della legna che dovrà essere utilizzata in qualità di biocombustibile: in poche parole, nuovi posti di lavoro e indotto grazie alla presenza di nuove aziende.
Per riscaldare con il legno un’abitazione c’è bisogno ogni anno di 23 ore di lavoro locale, secondo i dati forniti da una ricerca di Austrian Energy Agency. In più, la biomassa legnosa continuerà a essere una fonte energetica economica, garantendo un risparmio sui costi di riscaldamento che in alcuni casi potrà toccare la considerevole soglia dell’80%.
Questi sono, dunque, i trend per il futuro del riscaldamento a legna. Il nostro sito è e sarà sempre un prezioso punto di riferimento per tutti coloro che sono in cerca di una stufa o di un camino: affidati a Barzotti e non correrai rischi.