Dal 1° agosto di quest’anno sono entrate in vigore regole nuove per le stufe a legna e, più in generale, per tutti gli impianti termici che sono alimentati a biomassa legnosa: non solo la legna, dunque, ma anche il pellet e il cippato.
Purtroppo la biomassa legnosa è, ogni anno, responsabile di circa il 50% delle polveri sottili emesse nell’atmosfera: ecco spiegato il motivo per il quale si è rilevato il bisogno di adottare dei provvedimenti nuovi.
Sia chiaro: nella maggior parte dei casi le emissioni inquinanti sono causate dagli impianti più datati, e quindi da stufe che non garantiscono performance ideali sul piano energetico, e che disperdono polveri nell’aria in quantità abbondanti. Quindi, ecco subentrare una normativa che impone il graduale abbandono di questi dispositivi.
Le nuove norme in vista del prossimo inverno
Questa novità riguarda in modo particolare i camini e le stufe che funzionano a legna e a pellet (a proposito, tu cosa sceglieresti fra una stufa a legna e una a pellet?). Essa va a integrare la regolamentazione attuale del settore, che per altro nel corso degli anni era già stata modificata più volte.
Lo scopo è quello di riuscire a rispettare i valori di inquinamento limite che sono stati stabiliti dalla direttiva europea 2008/50/CE, anche per favorire il risanamento dell’aria e della sua qualità.
Dal 1° ottobre del 2018 è in vigore, per i generatori di calore a pellet che hanno una potenza termica nominale non superiore a 35 KW, l’obbligo di impiegare pellet di classe A1 come indicato dalla norma UNI EN ISO 17225-2. Invece, dal 1° gennaio del 2020 è proibito usare generatori a 0, 1 o 2 stelle ed è vietato installare generatori di calore nuovi che siano alimentati da biomassa legnosa con emissioni maggiori rispetto a quelle degli apparecchi a 4 stelle.
Il DM n. 186/2017
La normativa di riferimento in materia è rappresentata dal DM n. 186/2017, che ha previsto per i camini e per le stufe una classificazione ambientale che raggiunge un massimo di 5 stelle a seconda della qualità ambientale degli apparecchi.
Le nuove regole riguardano tutti gli impianti termici civili che hanno una potenza al focolare inferiore a 3 MW, in modo da incrementare i livelli di efficienza energetica in ambito civile e promuovere la riduzione delle emissioni inquinanti. Per questo motivo, sarà obbligatorio disattivare gli impianti non conformi ai requisiti indicati; impianti che, di conseguenza, non potranno più venire impiegati.
Obblighi e divieti in vigore dal 2022
Entrando più nel dettaglio, dal 2022 è necessario rispettare l’obbligo di adoperare unicamente pellet di qualità certificata A1, in base a quanto indicato dalla norma UNI EN ISO 17225-2: si tratta, in altre parole, del cippato certificato in base alla norma UNI EN ISO 17225-4.
Inoltre, tutti dovranno registrare la propria attività di manutenzione nel catasto degli impianti termici: un obbligo che riguarda anche gli spazzacamini e che ha lo scopo di aumentare la quantità di impianti accatastati. In questo modo l’evoluzione del parco impiantistico potrà essere monitorata in maniera più attendibile, e lo stesso dicasi per l’impatto sulla qualità dell’aria e la frequenza delle manutenzioni.
Che cosa cambia dal 2024
Quelle che abbiamo visto sono le norme in vigore dal 2022, ma è bene prepararsi ai nuovi cambiamenti che subentreranno fra due anni. Infatti, a partire dal 15 ottobre del 2024, per l’installazione delle stufe a legna e più in generale dei nuovi impianti con alimentazione a biomassa dovranno essere rispettati requisiti ancora più stringenti. In particolare, nei Comuni al di sotto dei 300 metri sul livello del mare i generatori dovranno avere emissioni di polveri sottili al massimo di 15 mg per Nm3, mentre le emissioni di COT potranno essere al massimo di 35 mg per Nm3.
Nei Comuni sopra i 300 metri sul livello del mare, invece, le emissioni di polveri sottili non dovranno superare i 20 mg per Nm3. In tutti i casi, i generatori dovranno avere una classificazione di almeno 4 stelle. Per i trasgressori sono previste sanzioni economiche comprese tra i 500 e i 5mila euro. Questo provvedimento non riguarderà gli impianti a biomassa legnosa che verranno usati per processi produttivi di natura imprenditoriale o per l’alimentazione di reti di teleriscaldamento.
Saranno esclusi anche gli impianti che non superano i 5 KW di potenza termica al focolare, eccezion fatta per i casi in cui siano presenti nella stessa unità immobiliare due o più apparecchi con potenza complessiva di oltre 5 KW.
Che cosa cambia per gli utenti
In sostanza, tutti gli impianti sono coinvolti da questo provvedimento, inclusi quelli destinati alla produzione centralizzata di acqua calda sanitaria. Come si è detto, non cambiano le cose solo per le stufe a legna e gli impianti a biomassa legnosa che non superano i 5 KW di potenza termica al focolare. Va detto, però, che il mercato attuale non mette a disposizione molti prodotti con una potenza termica nominale che sia inferiore ai 5 KW.
Di conseguenza, conviene operare anche su altri fronti, isolando il più possibile la propria abitazione mediante una corretta coibentazione del tetto, del sottotetto, del solaio, del pavimento e delle pareti. Dopodiché si può scegliere una stufa con potenza termica ridotta e certificazione 4 stelle. A partire dal prossimo mese di ottobre le stufe dovranno produrre meno impianti. Lo scopo delle nuove norme è:
- Favorire la sostituzione degli impianti più datati
- Ridurre le emissioni inquinanti
- Limitare le polveri sottili nell’aria
- Consentire di diminuire i consumi.
Certo, restano validi alcuni consigli utili a ottimizzare l’uso delle stufe a legna: per esempio una manutenzione regolare della canna fumaria e la sua pulizia contribuiscono ad abbassare le emissioni; inoltre è molto utile sapere come accendere il fuoco correttamente.
Le nuove norme in vigore per le stufe a legna sono finalizzate a ridurre le emissioni inquinanti. Il nostro ecommerce, a questo proposito, è un’ottima fonte di ispirazione, con un vasto assortimento di apparecchi di ultima generazione improntati al risparmio energetico: perché non ne approfitti?